Istanbul vista di passaggio
Il mio ritorno a Damasco è stato scandito dal passaggio per la grande metropoli turca, Istanbul o Costantinopoli o ancora la culla del sultanato.
Appena arrivata, carica di bagagli, ciò che mi ha colpito è stata la grandezza più che degli antichi monumenti, delle vie di comunicazione: aeroporti con sale gigantesche e ben pulite e metropolitane che attraversano la città inoltrandosi nelle gallerie sotterranee per poi trasformarsi in tram che oltrepassano maestose moschee e negozietti colorati?la gente dalle sembianze diversificate vestite a mò di gente occidentale (e poche donne velate) stava composta e sempre pronta a dare una mano coi bagagli che rimanevano imprigionati tra i vari raccordi di passaggio con le metro.
Devo ammettere che sono rimasta stupita dall?efficienza delle strutture e capisco meglio adesso il dibattito per inglobare la grande turchia all?interno dell?Europa, la maggioranza dei turchi conosciuti in 2 giorni sarebbero orgogliosi di ritenersi parti dell?Europa, seppur mi chiedo cosa c?entra
E perché l?Oriente tenta di imitare il modello europeo copiando i nostri modi di essere e di vestirci senza coltivare il loro carattere distintivo.
Passeggiando per il Gran Bazar si rimane a bocca aperta per la superficie quadra che esso occupa
La parte più bella del viaggio l?ho trascorsa sul treno Istanbul Aleppo, 40 ore di viaggio su treno panoramico che attraversa gli incantati paesaggi ricoperti di neve e i caratteristici villaggi che dimenticano l?occidentalizzazione della capitale economica turca.
Ed eccomi così ritornata in Siria tra gente rumorosa e caos di taxi arredati in stile kitch, con le sure del corano appese agli specchietti e i tassisti con cui devi contrattare sul prezzo che non ti ritengono straniera se parli la loro lingua. Si ricomincia?