"A Reality on the world"

Esistono diversi tipi di realtà all'interno del nostro Mondo. Diversi punti di vista e contesti. Diversi sono i Paesi e i popoli. E certe storie regalano brezza lieve di nuova conoscenza. Là, dove non è possibile conoscere ogni angolo di questa Terra, è però possibile comunicare visioni e sfaccettature, a chi sarà interessato a leggerne le storie.

2006/08/29

L"altra faccia della guerra

L'altra faccia della Guerra



A Kafarsita un piccolo villaggio nei pressi di Tartus, si trova una struttura per disabili che è stata utilizzata per ospitare donne cingalesi che grazie al Gus Onlus di Macerata e allo Iom, agenzia per l?immigrazione delle Nazioni Unite, sono riuscite a lasciare i terreni di scontro in Libano.
80000 Cingalesi transitano in Siria per ritornare nelle proprie terre dopo essere state spaventate dalle bombe, intimorite dagli umori altalenanti delle madame, schiavizzate e costrette a dormire su giacigli precari e scomodi, stuprate dai mister, picchiate, traumatizzate da un lavoro sfiancante e no stop, nessun giorno libero, nessuna libertà di azione o di indipendenza, schiave per 100 $ al mese, le più fortunate per 150.
A Kafarsita, materassi in terra, furgoncini di pane si incontrano per consolare ragazze e donne che speravano di trovare fortuna in Libano e di poter mandare i soldi alle famiglie, se qualche parente era sopravissuto dopo le sciagure dello Tzunami.
Sposate, lasciate dal marito, chi il marito l'ha perso in giovane età e l'unico desiderio è quello di far studiare i figli per regalargli un futuro più consistente, chi lavorava per riottenere i figli che attendono in orfanotrofio, chi non ha più niente da perdere, perché ha già perso tutto.
Le donne si accalcano alla porta di un piccolo
ufficio utilizzato come punto d'ascolto.
Cosa é successo a queste ragazze? Cosa vuol dire trovarsi in una guerra che non gli appartiene, cosa vuol dire buttarsi dal 3 piano di un palazzo per disperazione, perchè la madama ha chiuso la porta a chiave o risvegliarsi intontite e ritrovarsi ustioni sul viso, sulla pancia e sul capezzolo a soli 19 anni.. sedersi a una scrivania e piangere per non essere state pagate. Come ritornare in Sri Lanka a mani vuote dopo aver promesso un benessere fatto di cioccolati e vestiti che ripagassero il tempo speso a lavorare lontani dai propri cari?
Tante storie di donne sfruttate dalla necessità di sopravvivere.
Il traffico di domestici o House Clining non è un segreto di questi tempi, alla razza cingalese nei paesi esteri è stato assegnato questo compito. La speculazione è resa possibile su individui bisognosi che non avendo niente nelle proprie terre di origine sottomettono le proprie forze al volere dei padroni che ne comprano il silenzio e la fatica di 20 ore lavorative al giorno.
Sin dallo Sri Lanka queste bisognose signore si iscrivono a delle agenzie che le mettono in contatto con le famiglie tramite un contratto piuttosto allusivo, per le agenzie libanesi la questione è più complicata poichè delle volte le lavoratrici non capiscono la lingua del contratto e si trovano vincolate pensando di essere tutelate da una struttura legale, che invece si rivelerà una leva atta a visionare che esse si schiavizzino e si sottomettano il più possibile alle famiglie in cui rendono il loro servizi.
Arrivano in massa cercando una speranza e questa guerra in Libano forse avrà un unico pregio, quello di far emergere un traffico internazionale che sfrutta la manodopera di donne che tutt?oggi risultano essere trattate come schiave, come animali su cui sfogare le proprie repressioni.
Si spera che il lavoro del Gus e dello Iom possa rendere giustizia e restituire almeno un compenso economico a queste cingalesi che si sono umiliate senza essere state minimamente ripagate della salute psico-fisica ormai corrosa e delle umiliazioni ricevute. Migliaia di questionari in varie lingue dall?italiano alla lingua utilizzata dalle donne tamil aspettano di essere ascoltati da associazioni e dell?ambasciata che se non per i propri connazionali dovrebbe iniziare una causa per il deficit che lo Sri Lanka ha contratto con le famiglie libanesi.

2006/08/01

Siamo tutti i terroristi..

Siamo tutti terroristi...













































L'appuntamento era fissato di fronte alla sciurta (police) per le 21.00, all'inizio eravamo in 4 con candele, bicchieri di plastica e accendini. Uno dei miei amici appena tornato dal sud del Libano aveva distribuito in differenti internet point volantini esplicitanti la volonta' di organizzare una manifestazione di solidarietà per le vittime di Qana.In poco tempo ci siamo trovati in strada con torce arrangiate, qualcuno con bandiere degli Hizbullah, donne, uomini, bambini, stranieri, siriani, libanesi, microfoni della televisione che ci intervistavano. Qualcuno cantava le canzoni tradizionali, qualcun altro gridava il nome di Nassarhalla, altri protestavano contro i crimini di Israele...I volti si mescolavano, il colore della pelle delle ragazze inglesi conrastava con la carnagione scura dei siriani, ma tutti camminavamo insieme con un candela che simboleggia una luce, quella delle anime che ci hanno lasciato e una speranza di riuscire a trovare un compromesso che possa salvare le vite della gente che si trova in luoghi infernali in cui non esiste quiete. Le bandiere libanesi svolazzano davanti a un internet point, un quaderno su una mensola e una penna invitano i passanti a scrivere qualche pensiero. Osservo chi passeggia e rivolge lo sguardo all'ingresso del negozio, nessuna esitazione la penna scorre veloce sul foglio bianco, raccogliendo cio' che la mente conserva e che reprime. Uno sfogo, almeno uno...