"A Reality on the world"

Esistono diversi tipi di realtà all'interno del nostro Mondo. Diversi punti di vista e contesti. Diversi sono i Paesi e i popoli. E certe storie regalano brezza lieve di nuova conoscenza. Là, dove non è possibile conoscere ogni angolo di questa Terra, è però possibile comunicare visioni e sfaccettature, a chi sarà interessato a leggerne le storie.

2007/06/14

Democrazie, libertà e parole, parole, parole

Democrazie, Libertà e Parole, parole, parole...


Ciao mi chiamo mafiha, ci sono, ma non è facile vedermi, sono radicata nei rami della società, mi trovo infiltrata nei modi di vivere della gente comune, sono una mentalità, sono un’istituzione, sono contro lo Stato, sono nata proprio perché gli uomini che mi hanno creato non riuscivano ad ottenere ciò che volevano da Questo o perché volevano più di quello che già avevano…sono una sovrastruttura, sono contrapposta alle Istituzioni ma sono l’Istituzione stessa, sono un morbo che colpisce, che divampa, che è taciuto, che è amato e odiato, non mi fido di nessuno, l’onore è ciò che preservo ma che non possiedo più…sono diplomaticamente inesistente ma onnipresente.

Mafia una parola che non ha bisogno di essere tradotta perché ormai abbondantemente conosciuta in ogni singolo angolo del mondo: il film “il Padrino” o “The Gold Father”con Al Pacino, la Sicilia, la mia terra, le sue contraddizioni, l’esportazione della mafia in America, la mafia russa, quella cinese e ancora quella di stampo berlusconiano…

Ma vi siete mai chiesti da dove derivi questa parola? Cosa significhi? Cosa denota? Quale sia la sua origine semantica?

In arabo la parola MAFI significa NIENTE o NON C’E’,”MAFIHA”, qualcosa che non c’è.

Alcuni studiosi hanno rilevato che il termine MAFIA potrebbe derivare proprio dall’arabo e questo non mi stupisce più di tanto…

Quanto è possibile che esista qualcosa di cui non si ha la coscienza tattile ma semplicemente sensitiva alle emozioni.

Tempo di elezioni, il Presidente viene nuovamente coronato il Rais del popolo, con un sistema elettivo che non permette candidature alternative. Quando il popolo siriano si dirige verso le urne gli viene presentato un foglio con un Si o un No, è un referendum di conferma, il voto non è segreto, ma il più delle volte il foglio è già crociato sul Si e si chiede semplicemente al “suddito” se vuole cambiare la crocetta, se “la sua risposta sia definitiva o no”. Ovviamente colui che va a votare, non si permetterebbe mai di contestare apertamente o di mettere in dubbio la conferma del Presidente, cosi’ abbassa la testa e torna a casa. I soldati pungono il loro dito con un ago e confermano l’unico candidato, col rosso del loro sangue e nelle strade la gente canta “BIROH BIDDAM NAFDIKA IA BASHAR” (una traduzione possibile potrebbe essere):

con la nostra anima e con il sangue noi ti riscattiamo o Bashar.

Il post non ha intenzione di discutere su cosa sia la Mafia di oggi, di ieri, della Sicilia o mondiale, il post si occupa di rendere più visibili le contraddizioni che non hanno spiegazioni logiche e palesi, ( almeno a mio avviso), ma che si trovano a un livello curioso o ambiguo, che emergono in una realtà non oggettiva ma percepita a secondo del contesto vissuto, del frame che è il qui o il lì, o per emanazione di immagini e di stereotipi che se mediati da un contenitore quale per esempio tv o radio o un immagine o una caricatura, trasmettono emozioni che non sempre combaciano con quelle dello spettatore che vive il momento, ma che sempre spettatore è, come quello che guarda la tv…

La foto immortale stranieri e siriani che vestono una maglietta su cui è stampata la faccia del presidente…noi stranieri depositari di una tradizione democratica siamo stati ospiti alla festa della riconferma al potere di un non democratico. Al nostro ingresso nello stand di fronte all’ufficio dei servizi segreti, le telecamere presenti hanno spostato l’attenzione sulle nostre figure o meglio su ciò che rappresentiamo: la democrazia che partecipa alla festa delle elezioni, chiamiamole Fake?

Membri delle classi che detengono il potere in giacca e cravatta, generali dalla faccia seria e volti sconosciuti, ma che trasmettevano la loro posizione sociale hanno stretto le nostre mani … magliette spillette e gadget vari ci sono stati offerti, succhi di frutta e acqua, musica tradizionale e discorsi di imam istituzionali erano il topic del giorno. Mi avranno chiesto una ventina di volte del perché non indossassi la maglietta che “affettuosamente” mi era stata donata…la mia risposta è stata breve e chiara:-” è in borsa.”

Amici siriani che danzavano in mezzo al popolo, anch’io sono stata trascinata lì in mezzo un po’ di volte ma ho sempre trovato una via di uscita, amici che esplicitamente avrebbero votato per il No si immedesimavano nella parte dei sudditi e tutti sembravano felici e contenti.

Non posso dire che il Rais mi stia antipatico, sta lì a capo di una nazione, anche lui ha dovuto abbassare il capo e improvvisamente cambiare vita, è giovane, è alawita, ha una bella moglie colta, la gente gli è grata perché la Siria è all’apice del boom economico e perché in fondo non si sta proprio male qui…ci sono degli argomenti scottanti di cui è meglio non parlare, per non essere giudicati male, ma i taboo mi sembra siano presenti in ogni tipo di società…. libertà e democrazia sono solo parole anche nei nostri Paesi considerati civilizzati…penso che si possa inventare o costruire una propria libertà e adeguarsi a quella collettivamente consentita, a quegli schemi che si danno alla società per mantenerla un corpo unico e omologato: una massa informe e senza identità contrapposta agli uomini di potere, la classe dirigente.

Libertà in Siria è anarchia sulle strade, no cinture di sicurezza, no caschi, no marmitte catalitiche, 8 persone in un taxi, nessun significato per le strisce pedonali, qualche poliziotto che ferma qualche macchinona in cui troverà sicuramente qualche irregolarità, che gli garantirà una mazzetta facile da portare a casa…la strada, la giungla del popolo, i luoghi di incontro: milioni di sigarette e arghilee che accompagnano le chiacchiere della gente…

«se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi».

Il Gattopardo

Penso alle diversità e al ruolo trainante dei media sull’opinione pubblica, penso agli organismi militari e mi chiedo quale sia la differenza tra gli uomini di Bin Laden e i Marines americani in Iraq?

Penso al significato di “comunità” e ai 2 milioni di iraqeni presenti in Siria. Mi commuovo a osservare la forza di una donna iraqena, che mi invita a casa sua per insegnarmi a cucinare qualche piatto tipico del suo ormai distrutto Paese e osservo le rughe ormai violentemente impresse sul suo viso dalla carnagione ambrata. Occhi che trasmettono speranza e preoccupazione allo stesso tempo, diaspora di una società che non esiste più, ma che sarà solidale con i propri simili in qualsiasi parte del mondo essi si troveranno…traumi, notti insonni, rapimenti, uccisioni, disperazione, ma voglia di comunicare le proprie emozioni a qualsiasi livello possibile ed espressivo, forse per aprire una finestra al mondo che se per troppo tempo restasse chiusa, farebbe marcire l’anima martoriata di chi è dovuto scappare dall’inferno per transitare in un purgatorio che non diventerà mai paradiso. 9 mila anni di storia cancellati, rancori, speranze, rivoluzioni, consensi, maschere, l’uomo, il Mondo, il Bene, il Male, il Potere…

LA DECADENZA NELL’EVOLUZIONE CHE TENDE ALL’INVOLUZIONE…

«Tutto questo non dovrebbe poter durare; però durerà, sempre; il sempre umano, beninteso, un secolo, due secoli...; e dopo sarà diverso, ma peggiore. Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra»