I SIRO-PALESTINESI: LA GUERRA, L'ACQUA ALLA GOLA E LA DEPORTAZIONE EGIZIANA
I SIRO-PALESTINESI: LA
GUERRA, L'ACQUA ALLA GOLA E LA DEPORTAZIONE EGIZIANA
E' del 17 settembre la notizia degli
spari della guardia costiera egiziana su un barcone di 200
siro-palestinesi che cercavano di raggiungere l'Italia. Si parla di 2
morti, alcuni feriti e dell'arresto dei passeggeri.
Alcune associazioni di tutela dei
diritti denunciano i mal trattamenti delle autorità egiziane nei
confronti di chi scappa dal conflitto siriano.
Almeno 236 siriani e palestinesi, sono
già stati deportati dalle autorità egiziane in Turchia, in Libano e
in Siria arrestati all' aereoporto. A fine agosto erano stati
individuati, su un'isola vicino ad Alessandria, mentre cercavano di
recarsi in Italia con l'aiuto di trafficanti. Successivamente
trasportati ad Abu Qir, un accampamento militare ad Alessandria
orientale e in seguito trasferiti alla stazione di polizia di
Montazah. L' accusa è quella di aver cercato di lasciare l'Egitto in
maniera irregolare. Molti siriani, tra cui donne e bambini sono
detenuti in carcere e non hanno avuto accesso a cure mediche, fra
loro si contano malati di cancro e bambini con infezioni cutanee.
Secondo l' UNHCR, ci sono 124.730
profughi provenienti dalla Siria registrati in Egitto. Secondo le
autorità egiziane molti di più.
Dopo il golpe militare e la caduta di
Mohamed Morsi avvenuta il 3 luglio 2013, l'atteggiamento nei
confronti dei profughi siriani è mutato, predisponendo l'8 luglio
2013, come requisito essenziale per l'accesso all' Egitto, l'
ottenimento di un visto di ingresso richiesto prima del viaggio.
Dal 1° luglio le autorità hanno
arrestato almeno 250 siro- palestinesi a cui si aggiungono i siriani
arrivati il 17 settembre e i crescenti numeri (ancora non ufficiali)
denunciati dagli attivisti che, in queste ore, raccontano di una
serie di arresti avvenuti presso le coste egiziane.
Più della metà dei circa 530.000
rifugiati palestinesi che vivono in Siria sono diventati sfollati a
causa del conflitto interno e più di 1.400 sono stati uccisi, la
stragrande maggioranza dei quali civili.
La situazione diventa alquanto
drammatica quando a tutto ciò si aggiunge la mancanza di vie
d'uscita per così dire legali: la mancanza di rappresentanze
consolari in Siria, la chiusura dei valichi di frontiera e le
difficoltà pratiche nel circolare all'interno del territorio
siriano.
Recentemente la Svezia ha dichiarato di
voler accogliere i profughi siriani, donandogli un permesso di
soggiorno permanente, questa notizia ha procurato una grande
confusione per coloro che si trovano in cerca di una via d'uscita in
Medio Oriente, che hanno affollato le rappresentanze svedesi
all'estero, pensando di poter richiedere protezione internazionale.
Dal G6 a Roma, il ministro Merkel
suggerisce una soluzione: il rilascio di un “visto europeo” sul
modello statunitense. Una proposta che pare voler superare Dublino II
e ridurre il numero dei profughi sulle coste italiane, ma che non
spiega dal punto di vista pratico come agevolare il rilascio dei
visti ai siriani, che non hanno possibilità di recarsi alle
rappresentanze consolari in Siria e non suggerisce una soluzione al
fenomeno dei flussi, per così dire, 'clandestini' che provengono
dall'Egitto.
La questione palestinese torna ad
essere più attuale che mai: i palestinesi non hanno un posto sicuro
in cui rifugiarsi e la terra a cui appartengono porta il nome
israeliano ed è territorio impenetrabile. I negoziati di pace per il
diritto al ritorno dei palestinesi sono iniziati questa estate e
rimarranno segreti fino alla conclusione, a metà 2014. L'obiettivo
sarebbe la costituzione di uno stato palestinese limitrofo a quello
israeliano, ma le difficoltà per le continue divergenze tra
israeliani e palestinesi allontanano sempre di più l'aspettativa.
Nella speranza che l'Europa riesca a
trovare una soluzione per la collocazione dei rifugiati che cercano
di scappare dalle guerre e nella speranza che il conflitto siriano
cessi al più presto, l'unica constatazione possibile da fare è che
che si sta perpetuando, su diversi fronti, uno sterminio di massa,
che la comunità internazionale dovrebbe bloccare al più presto con
soluzioni decise e subito attuabili.
Manuela Scebba
Fonti e approfondimenti: