Installazione di Miriam Pace
con la collaborazione dei mediatori culturali: Manuela Scebba e Hassan Maamri e dei Migranti.
BARCANIDO è realizzata con resti delle barche dei migranti giunti a Lampedusa, intrecciati e assemblati con rami d’ulivo delle campagne del Calatino.
L’idea nasce dalla volontà di raccontare la Natività come metafora di rinascita dell’individuo giunto a destinazione dopo un lungo viaggio migratorio. Così come gli uccelli si spostano cercando il posto più favorevole dove impiantare il loro nido, spinti da un forte impulso di sopravvivenza, così gli esseri umani cercano di garantire un futuro migliore a se stessi e ai loro cari sfidando il mare e la sofferenza.
BARCANIDO racconta l’approdo, dopo tante derive, e l’inizio di una nuova vita. Il nido, luogo ove si scalda e si cova la vita, simboleggia la capacità di trasformazione delle avversità in opportunità, delle sventure in fortuna. La barca non è solo luogo fisico, ma sistema di credenze, risorse morali e potenzialità, che l’uomo usa per affrontare il mare aperto dell’esistenza. La compenetrazione, infine, di vari pezzi di imbarcazioni con i rami degli “alberi della pace” (l’ulivo è un simbolo universale in tal senso) vuole essere un Augurio autentico ai tanti giovani che arrivano sulle nostre coste e un invito ad esercitarci tutti nell’arte dell’accoglienza, virtù antica dei popoli del Mediterraneo, che oggi rischia di rimanere appannaggio di bei discorsi senza esiti concreti.
Con il contributo fondamentale di:
Bafoe (Ghana)
Idrisu Musbawu (Togo)
Abdoul Rauf Ahmed (Ghana)
Karim Wahid (Egitto)
Hassan Ibrahim (Egitto)
Badie Modou (Gambia)
Sanyang Mohamadou (Gambia)
Barjo Abdou (Gambia)
Sanè Abdou (Gambia)
Sanè Mouha (Niger)