Quanto il timore di qualcosa possa mutare la forma e la sostanza di cio' che si scorge
Nei dintorni di Damasco e' possibile visitare differenti quartieri, tra cui quello iraqeno e iraniano.
Qui la gente dell'Iraq emigra dal disastrato Paese e ricostruisce la propria vita ponendo al centro di essa, la grande e fatiscente moschea Sayyda Zeinaab (felice Zaina)
Ho attraversato in taxi Damasco mutando le mie vesti: ormai lo faccio diverse volte al giorno, indossando gli abiti da ragazza musulmana (per entrare in moschea e' necessario coprirsi).
Non nego che mentre mi trovavo dentro al taxi, con la mia amica Sandra, avevo un po' il timore di inoltrarmi in questa area, la zona e' prettamente abitata da gente appartenente alla scia'. Pensavo che se qualcuno si fosse accorto che ero una straniera non musulmana, mi avrebbe tirato dietro le pietre.
La moschea si trova proprio accanto alla stazione degli autobus, in cui arrivano ogni giorno centinaia di iraqeni. Tanto per non smentire la mia voglia di vedere anche il proibito mi sono diretta a dare una sbirciatina alla gente che arrivava, in silenzio... donne e valige sedevano sui marciapiedi, i visi erano distesi, sicuramente felici di essere scappati dall'incubo della guerra ma tristi di aver lasciato le loro case...facendo finta di cercare qualche utopico autobus per non so dove, respiravo l'atmosfera del momento e quando qualcuno mi rivolgeva la parola rispondevo esclusivamente: no grazie.
Saziata la curiosita' del momento e un po' per rispetto alla gente che stanca attendeva di iniziare una nuova vita, ho continuato a perlustrare altrove, respirando i profumi del suq, osservando le vesti delle donne che incrociavano il mio cammino, soffermandomi a guardare video sulla guerra in Iraq proiettati all'interno dei bookshop sulla strada e cercando di carpire gli umori nei confronti degli stranieri.
La moschea scia e' dedicata a una discendente della famiglia di Muhammed, morta in giovane eta' e sepolta nel cortiletto interno.
Donne lacrimevoli si ammassavano per toccarne la tomba, stordendo un po' la mia lentezza di riflessi nel muovermi fra loro.
Ci siam sedute nel cortile in mezzo a loro' delle donne hanno iniziato a parlare con noi chiedendoci da dove venivamo, se eravamo musulmane o cosa...io ho risposto che ero cristiana, (un po' incerta tra far finta di non capire e tra rispondere il falso sul mio credo, gli atei o chi non ha una religione chiara, e' sicuramente bollato negativamente) chiedendo se fosse un problema e aggiungendo che delle volte penso che qualcuno possa non accettarmi per questo motivo. Le parole della donna sono risultate davvero preziose: " L'Islam riconosce Gesu' quale profeta e i cristiani quali fratelli..."
Il suo viso era sincero e luminoso, le sue figlie si erano impossessate dalla mia macchina fotografica scattando foto a destra e a manca, mentre dall'alto piombavano caramelline e cioccolati per gli ospiti della moschea...Dopo la gradevole discussione e il compiacimento per essere riuscita a interagire in prima persona con lo stesso linguaggio, il camminare per quelle strade considerate pericolose anche dagli stessi siriani che non amano l'afflusso della gente dell'Iraq, e' stato come passeggiare in qualsiasi altro posto del mondo , il pregiudizio si era spento, la mente era leggera e adesso la gente in strada mi sorrideva...
1 Comments:
STOOOOP STOP STOP
VADO IN FERIE ANCH'IO.
VADO NEGLI USA
CERCATE DI RESISTERE
CI RISENTIREMO A SETTEMBRE
BYE BYE
P.S. SALUTATEMI I BEDUINI E I LORO CAMMELLI.
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