"A Reality on the world"

Esistono diversi tipi di realtà all'interno del nostro Mondo. Diversi punti di vista e contesti. Diversi sono i Paesi e i popoli. E certe storie regalano brezza lieve di nuova conoscenza. Là, dove non è possibile conoscere ogni angolo di questa Terra, è però possibile comunicare visioni e sfaccettature, a chi sarà interessato a leggerne le storie.

2006/05/13

Hizbullah: tra comprensione e punti di vista

Hizbullah: tra comprensione e punti di vista


sono giunta al sud del libano per visitare i luoghi abitati dagli hizbullah, per parlare con loro, per capire il perchè "i seguaci di dio", compaiano nella lista delle organizzazioni terroristiche degli stati uniti e non siano considerati tali dall'unione europea, vorrei capire da cosa sia incrementato il fondamentalismo islamico, quale sia la sua essenza e cosa alimenti la guerriglia ossessionata in nome di un dio che in realtà sembra quasi la proiezione del desiderio di potenza dell'uomo, la lotta per la sopravvivenza, la lotta per l'egemonia su territori importanti al cuore di chi li' ha costruito la propria casa...quanto la disperazione dell'uomo che perde la propria casa possa trasformarsi in forsennata lotta armata che compromette la vita umana, quanto la materialità possa ledere le menti e opacizzarle a tal punto da testimoniarne l'autodistruzione...
qualche raggio di sole illumina buchi su abitazioni, su muri, sui simboli di partito: amal e hizbullah...sidone è la prima tappa che ci permetterà di ottenere un permesso speciale per visitare qa'alat al shaqif, il cancello di fatima e la prigione dove vennero rinchiusi gli hizbullah dalle forze israeliane.
l'area militare si trova sul lungo mare contornata da grandi massi rossi che costringono a rallentare la velocità, poca gente in giro che osserva i viaggiatori percorrere quelle vie segnate da profonde lacerazioni ... ad accoglierci è un giovane militare , il profilo sinistro del suo viso è evidentemente segnato da cicatrici profonde, ci accompagna in una stanza dove ci verranno poste diverse domande sullle ragioni della nostra visita, il militare è un uomo sulla trentina che ci prepara un buon caffè e dopo aver visionato i passaporti proclama che gli americani nn possono accedere a queste zone per ragioni che non c'è bisogno di esplicitare, ma nessun problema abbiamo con noi un passaporto turco...lasciamo la stanza con un fogliettino che dovrebbe illustrarci la strada da seguire e con un numero che ci farà da lasciapassare...sbagliamo la strada diverse volte trovandoci alle porte di campi profughi palestinesi, ma dopo svariati tentativi eccoci al primo check point che ci consente di visitare il castello: imponente ai nostri okki ma visibilmente deturpato nella parte posteriore che si affaccia ai territori israeliani, un uomo grassoccio con aria simpatica ci chiede se parliamo arabo, è della zona e ci invita a seguirlo. esploriamo il castello nei suoi più reconditi cunicoli, meravigliandoci dell'agilità di quest'uomo, sulla cinquantina, di arrampicarsi sulle pietre del castello per arrivare alla parte superiore, accessibile solamente scalando le mura esterne, ci descrive quanto fosse maestoso prima del bombardamento dell'82 e di come sia importante capire cosa realmente sia successo in quei posti, perchè la stampa e la tv non fanno menzione delle situazioni nelle loro versioni integrali... in sfregio delle antiche origini castelli e torri mozzate sovrastano montagne testimoni di violenta convivenza in climi resi scottanti dalla polvere da sparo. immagini di uomini su strade delimitate da filo spinato elettrico ricordano i martiri che hanno lasciato il mondo per resistere al nemico numero uno: israele......check point da oltrepassare, ma un numero nn basta bisogna spiegare il perchè ai viglianti, il loro arabo è di difficile comprensione ma il tassista incontrato sul castello ci viene in aiuto offrendosi di farci da guida e di facilitarci il passaggio.. è montato con me e shara,sulla nostra seat ibiza appena noleggiata, contento di guidare una macchina nuova e di poter mostrare la sua abilità nello scansare macigni e strade poco asfaltate... ci racconta la sua storia mostrandoci una foto del fratello morto, immortalato su un cartellone al ciglio della strada, e gli affianca una foto ritagliata a forma di cuore custodita nel suo portafoglio...il filo spinato e l'impressionante vicinanza a israele dimostrata da bandiere della patria sventolanti e da telecamere puntate sui confini innalzano il livello della mia adrenalina sto seduta accanto al tassista, con la macchina fotografica in mano cercando di fotografare il più possiile stando attenta a non dare troppo nell'occhio.
campi dove si è combattuto vengono animati dalle parole dell'uomo che alterna risate sonanti a cupe espressioni facciali...un'immagine riemerge dalla mia mente, il suo dito indice al difuori della macchina in corsa che segnala il vicino nemico e i campi derubati dagli alberi e dai fiori che appartenevano a questa gente...varchiamo l'entrata della prigione e un ometto coi baffi scuri da un occhio più piccolo dell'altro, con la testa direttamente poggiata sulle spalle ci accoglie...ci mostra le varie celle, il suo viso è scuro, non esiste l'ombra di un sorriso, lui per primo è stato ospite di queste mura per 4 lunghi anni...la cella d'isolamento grande all'incirca un metro quadro per uno ospitava il prigioniero per 3 mesi e 9 giorni, l'unica toilette disponibile era un secchio e l'unico giaciglio, una coperta poggiata sul pavimento...aperta la cella per mostrarcela sono entrata dentro e ho sentito chiudersi la porta dietro di me, il buio e la claustrofobia iniziavano a impossessarsi di me, anche se solo per qualche minuto, in cui in silenzio cercavo di immaginare le emozioni di chi li recluso era conscio di rimanere in quel buco per 3 mesi e 9 giorni...stanze della torture con cavi elettrici sporgenti e frustini neri di cuio, contenitori metallici in cui venivano rinchiusi gli hizbullah e costretti a sentir rimbombare i colpi di martello che battevano pesanti l'involucro esterno, celle...celle...all'esterno immagini di gente morta sotto la costante tortura per 2 o 3 giorni di fila...lasciamo la prigione e il silenzio ci accompagna in un negozietto li vicino con poster e bandiere degli hizbullah e videocassette illustranti i momenti delle più salienti battaglie...compro un portachiavi e 2 dvx e porgo la mia mano per salutare l'omino coi baffi scuri per dimostrargli la mia ammirazione, per aver resistito 4 anni in quel postaccio e per aver ancora il coraggio di rimanere l? a custodirlo e spiegare cosa rappresenta a chi ha voglia di ascoltare...l'omino batte la sua mano contro il suo petto per 3 volte, dimenticavo che gli hizbullah non danno la mano alle donne, ma il suo viso e i suoi gesti giustificano le sue idee e rispetto il suo atteggiamento che chiede scusa per il differente modo di essere...è tardi ormai sono le 9 di sera devo tornare a beirut e cercare qualche mezzo che mi riporti alla frontiera, il mio visto è già scaduto, ma non è un problema cos' grande al massimo mi tasseranno, salutiamo il tassista che è molto preoccupato che 2 donzelle tornino da sole a casa e quasi commosso quando andiamo via, ci chiama amiche e ci invita a visitarlo la prossima volta...distrutte dalle pulsioni della mente che elaborano immagini ed emozioni ci dirigiamo verso l'affollata beirut, trovo un taxi notturno con una famiglia di 6 persone che torna verso damasco mi siedo con loro e respiro il fumo delle sigarette che non posso rifiutare di accettare anche se accanto a me c'è una bimba a cui non voreei infliggere questa sofferenza...nessun problema alla frontiera, solo un arricciamento di naso da parte dell'addetto a timbrare il mio passaporto...
donne con veli svolazzanti passeggiano tra mura mitragliate e uomini morti su cartelloni ricordano chi è scomparso combattendo...neanche per un attimo ho avuto paura di questa gente, le loro facce mi trasmettevano fiducia, mi stanno anche simpatici se devo dire la verità...
più l'uomo è debole e privo di beni materiali più necessità di un appoggio ultraterreno, chi non ha problemi e vive la propria vita nel benessere non necessita di dio...dio è nell'uomo, bisogna solo trovarlo per stare bene, imporre dio vale a dire imporre se stessi sugli altri, opprimerli...ognuno ha le proprie ragioni, difficili da comprendersi se si e' dall'altra parte...