"A Reality on the world"

Esistono diversi tipi di realtà all'interno del nostro Mondo. Diversi punti di vista e contesti. Diversi sono i Paesi e i popoli. E certe storie regalano brezza lieve di nuova conoscenza. Là, dove non è possibile conoscere ogni angolo di questa Terra, è però possibile comunicare visioni e sfaccettature, a chi sarà interessato a leggerne le storie.

2006/05/04

Dalla scrittura a ritroso...immagini tra mito e realta'

Dalla scrittura a ritroso...immagini tra mito e realta'

Passeggiando per le strade di Damasco, la mia attenzione e' stata attirata da un poster con su scritte le varie epoche inerenti alla scrittura e i differenti tipi di alfabeto: Sumerico, egiziano, aramaico, greco, latino...

E' cosi' che apprendo che il primo alfabeto e' stato scoperto a Ugarit, una città a 4 ore di bus da Damasco.

Il poster in questione mette a confronto scritture a partire da quelle pittografiche, utilizzate dai popoli primitivi per immortalare oggetti materiali o animali o scene di caccia;

quella ideografica, riferita alla scrittura sumerica: un disegno corrispondeva a un ideale o un concetto, come gli ideogrammi cinesi tanto per intenderci...

L'alfabeto Ugaritico fu ritrovato all'interno della biblioteca della città stato, importante centro tra il VI e il II millennio a. C. testimoniato dai documenti commerciali rinvenuti all'interno dei templi di Baal e Dagan,

La citta' originariamente era strutturata su 5 livelli diversi con al centro il grande palazzo reale che occupava 9000 metri quadrati con 70 ambienti diversi e con le ampie tombe sotterranee tutt'ora visibili.

Recatami a Ugarit, dopo aver visitato il museo, facendo sosta a lattachia, la citta' dei presidenti Hassad, che e' famosa per essere una delle citta' meno conservatrici: questo dato e' attribuibile al fatto che il presidente siriano e' un alawita, ovvero appartenente a una setta che si basa su principi sia musulmani,( alawita, significa, seguace di ali'), sia precetti di altre religioni quali ad esempio lo zoroastrismo. Per questa ragione, gli alawiti non sono ben visti dai musulmani e spesso sono stati vittime di persecuzioni, ma dal XX sec, quando i francesi gli consegnarono i monti nelle vicinanze di Lattachia e ancor di piu' dopo l'ascesa del primo presidente Hassad nel 1970, possono vantarsi di avere il controllo politico del paese, seppur in minoranza numerica.

Da Lattachia per Ugarit e' possibile arrivare tramite piccoli service o minibus che effettuano fermate non prestabilite, ma a comando vocale del viaggiatore.

All'interno della biglietteria dal sito: qualche cartolina e libricini poco esplicativi fanno riflettere su quanto qui in Siria i siti archeologici siano trascurati e lasciati li' a raccontarsi tramite la loro unica presenza; ho attribuito il fenomeno al fatto che qui è usuale vivere a contatto con l'antichita' per l’abbondanza di civilta' antiche e di scavi che affiorano rimembranze passate. il tutto acquista un'aurea ancora più affascinante. Ad esempio visitare il museo di damasco lascia sorpresi sin dall'entrata che accoglie il visitatore in un giardino in cui riposano statue e iincisioni senza nome...il problema e' che tutt'ora ricercatori e archeologi cercano di decifrare incisioni di lingue come il sumerico che non avendo vocali, ma concetti scolpiti sulla pietra, necessita di essere interpretato, non esistendo delle norme precise per la codifica.

Si deve ai fenici e quindi all’alfabeto ugaritico, la formulazione dell'alfabeto successivamente adottato dai greci .

all'interno della labirintica città di Ugarit, un senso di spaesamento mi avvolge alla visione di queste pietre su cui e' possibile intravedere qualche resto di pitture, o notare come la citta' avesse costruito un impianto idraulico che consentiva di rifornire ogni casa dell'essenziale acqua, o inoltrarsi fino alla zona in cui si effettuano ancora scavi, cecando di stare attenti a non cadere in qualche buco poco visibile per l'abbondante vegetazione che sembra quasi ingoiare i resti di questa citta' che muta accoglie i curiosi… pensare di poter essere testimone di cio' che rimane di una civilta' che apparteneva all'eta' del bronzo e che fu distrutta per mano dei cosiddetti popoli del mare, che sfruttando le nuove innovazioni, come il ferro, metallo prezioso per forgiare spade e scudi, avevano sconfitto chi non era riuscito a sfruttare le scoperte del tempo Si parla del 2000 a.C. quando l'uomo credeva nei culti pagani e sacrificava animali e talvolta uomini, al dio della fertilità del raccolto o al dio delle tempeste, scolpendo nella pietra l'immagine di questo con sembianze umane e animali insieme, natura, unica fonte di sostentamento conosciuta...

Lascio il sito dopo l'invasione di una scolaresca che mi accerchia, mentre riflettevo seduta sulle rovine del palazzo reale, e che sorridente mi poneva difficili domande in arabo, che sotto il cocente sole rimbalzavano come note sconosciute di una canzone lontana, che rimbomba dentro alla testa, stordendola...rimangono le immagini dei loro visi che si accalcano sgomitanti davanti alla mia macchina fotografica e qualche parola che vittoriosa è stata compresa suscitando in me grande felicita' e compiacimento, finalmente inizio a capire qualcosa...ho trovato la capitale del primo alfabeto e io cerco di impararne il suo derivato, in questa terra dove sto imparando a interpretare cio' che non può essere scontato e che mi appare come un mito appassionante da cui dover discernere cio' che e' fantasia, da ciò che potrebbe essere vero...non esiste un confine preciso e certo che ci regali la storia cosi com’era, esiste cio' che si fa proprio e che scatena in noi pulsioni di interesse e sogni che mettono in movimento il pensiero del chissa' com'era...

6 Comments:

Blogger alfaomega60 said...

A proposito! Dal momento che per un viaggio a Damasco hai dovuto indossare il velo , se dovessi fare un servizio direttamente da un paese del centro Africa vestiresti un gonnellino di banane o un ossetto al naso?

6:57 PM  
Blogger Manuela Scebba said...

se frequenti delle lezioni in una scuola islamica e' d'obbligo coprire i propri capelli e non mostrare i polsi...per strada usualmente vado in giro come faccio in italia,dipende in quale zona... ma visto che qui la gente non e' molto abituata a vedere le donne poco vestite, cerco di coprire le parti che potrebbero dare piu' nell'occhio...e' doveroso considerare che i capelli qui sono sinonimo di tentazione, l'uomo e' un po' considerato come un animale incapace di resistere alle tentazioni...quindi il corano per salvaguardare la famiglia suggerisce che sia meglio non mostrare in strada cio' che potrebbe essere sentinella di desiderio per l'uomo...qui e' l'opposto che in occidente: le donne in casa stanno coi tacchi a spillo, truccatissime e ben vestite, ma esclusivamente per il proprio uomo o in compagnia dei parenti piu' stretti...
Inoltre ti confido che delle volte mi metterei il burca se potessi, perche' non e' sempre piacevole sentire lo sguardo costante sulla propria persona, ma non e' cosi' per tutti i luoghi a damasco, dipende dalla zona, se strettamente conservatrice o meno...al suq mi sono beccata un sputo sulla faccia semplicemente perche' non avevo i capelli coperti, la gente stupida e chiusa sta dappertutto...vai a fare il militare in tutu' magari sarebbero tutti contenti...

1:31 AM  
Blogger alfaomega60 said...

Ricordo un episodio della mia vita di qualche anno addietro. Non ti annoierò! Non è nel mio stile. Seguimi! Era estate e venne a trovarci un parente di mia madre. Lo chiamai zio da subito. Veniva da Cleveland ? Ohio ? USA ? per me un altro pianeta. Parlava in quello strano modo massacrando quel po? di italiano che conosceva. Vestiva con abiti sgargianti, pantaloni di un bianco sgargiante, un camicione con fiori sgargianti, scarpe a punta ? sgargianti. Nonostante l?età avanzata aveva tanti denti in bocca che quando sorrideva era uno spettacolo. Parlava del suo lavoro, della sua città, dei dollari avendo cura di non offenderci ma di stupirci e solo Dio sa come ci riusciva! Almeno con me! A distanza di qualche hanno sono andato, per turismo, negli USA e quella enorme differenza che c?era nei racconti dello ?zio? con l?Italia si è enormemente accorciata. Ma non perché gli USA erano nel frattempo regrediti ma perché l?Italia è migliorata e, chissà, forse anche grazie ai racconti dello ?zio?.
Inoltre aggiungo anche che, per turismo, sono stato in paesi musulmani quali la Giordania, l?Egitto ed la Tunisia e non ho trovato quell?intolleranza che tu dici. ?Habbascish! Habbascish! Habbascish!?- una mancia! una elemosina! - era quello che sentivo ripetermi da uno stuolo di bambini fetidi e sporchi e mi stupivano i sorrisi sdentati e ebeti degli uomini che riempivano le sale di lerci bar mentre grasse donne vestite di nero, affardellate con buste da spesa e da ingombranti bagagli attraversavano le strade come se fossero trasparenti unitamente a ragazze con pesanti trucchi a base di kajal e rossetti rosso fuoco. I Suk erano pieni di occidentali e da occidentali con pantaloncini corti e canotte, molto ?svestite? che mercanteggiavano sui prezzi di coloratissime spezie ma nessun insulto né tantomeno sputi venivano profferti nei confronti di queste tedesche o americane o francesi che dir si voglia.
Dopo questa premessa che voleva essere breve intendo farti aprire gli occhi su di un punto. Per quel popolo musulmano dovresti essere tu, l?occidentale, il futuro, l?auspicabile, la degna di ammirazione anche sgargiante, la ?zia? d?America ed invece che fai? Indossi un velo ed indosseresti anche un burka facendo, in tal modo, regredire le speranze di qualcuno, spegnere i sogni di altri e far apparire giusti i gesti e le azioni di alcune ?bestie? di quella parte di mondo anacronistico. Ma ti sembra logico?
Fammi sapere. ;-(

5:31 PM  
Blogger Manuela Scebba said...

il problema principale a mio parere e' che se vuoi conoscere davvero cosa sia l'islam, se si vuole discutere con le donne sedute comodamente su tappeti colorati mentre si ascoltano i canti di chi prega, bisogna adeguarsi al loro modo di portare rispetto al loro dio...anche se andassi al vaticano non potresti accedere con una magliettina succinta o un paio di pantaloni corti...non mi sono trasformata qui e non voglio diventare musulmana ma non voglio nemmeno fare la turista, voglio che la gente mi parli e che veda che porto rispetto per cio' in cui loro credono...il mio modo si traduce nel prendere lezioni di arabo all'interno di una moschea che e' il luogo di ritrovo per le donne dell'islam che trascorrono li' il loro tempo, con le amiche, con i figli, leggendo il corano, studiando, parlando con le amiche, pregando, parlando al telefonino...nessuno si arrabbia con me, se molte volte sbaglio ad aprire la porta d'uscita e mi ritrovo nella parte maschile e corro in mezzo a loro cercando di uscire al piu' presto ripentendo di scusare la mia sbadataggine, anzi la gente sorride ed e' disposta a parlare, a raccontare di se'...
all'interno della stessa citta' e' possibile ritrovarsi in un'area kurda e conservatrice, come quella dove vado a studiare, e' possibile vivere a bab tuma, la zona che pulula di stranieri e di gente che non bada a come ti vesti, e' possibile ammirare le donne del villaggio che indossano copricapi ricamati con pietruzze scintillanti che lasciano orecchie libere di indossare pesanti orecchini e di mostrare parte del loro collo...
per aprire un dialogo e' necessario rispettare le idee altrui anche se queste sono differenti dalle tue e non imporre il proprio modo di essre, altrimenti non esiste dialogo...come fai a dire a una donna musulmana che sia sbagliato usare il velo? chi ti dice che lo sia davvero? se per loro non e' un problema?
per me e' incredibile riuscire a capire come si fa ad essere schiavi e adoratori delle parole di un libro, ma non per questo non mi interesso a capire la gente lo faccia... per avvicinarti a qualcuno non puoi evidenziare le differenze, o meglio puoi farlo, ma con garbo, se sei ospite a casa di qualcuno che non gradisce che gli fumi in casa, il minimo che puoi fare e' fumare al balcone, nessuno mai te lo vietera'...

7:10 PM  
Blogger alfaomega60 said...

Incomincio a pensare che che tu abbia ragione. Il tuo racconto mi fa pensare spesse volte a quando incontrando un cane randagio, animale per il quale ho una paura incredibile per qualsiasi taglia possa avere, mi vengono in mente i consigli di qualcuno "non fargli vedere di avere paura! non guardarlo negli occhi! continua a camminare piano! non correre!".
Dici "per aprire un dialogo e' necessario rispettare le idee altrui anche se queste sono differenti dalle tue e non imporre il proprio modo di essre, altrimenti non esiste dialogo". Prova a studiare l'arabo se proprio ti interessa e disinteressati dei rapporti umani. Fai in modo che il dialogo lo aprino loro e saranno loro ad avvicinarsi a te! a me è successo!
:-(

8:31 PM  
Blogger Manuela Scebba said...

lo studio dell'arabo e' il mezzo che mi avvicina piano piano a loro, la gente qui non e' chiusa al dialogo, anzi e' orgogliosa del fatto che qualcuno si interessi alla loro lingua o al loro modo di essere....nn esistono strategie \, esiste solo la spontaneita' e la curiosita' di conoscere

5:45 PM  

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