"Il segno del comando" foto Pitt
Da anni al centro del dibattito tra paesi musulmani e non, ruota la figura del velo indossato dalle donne musulmane, simbolo distintivo che identifica la loro condizione religiosa.
Il caratteristico velo “di Maya” che ricopre o il capo o la figura intera o delle volte anche il viso delle donne è sempre stato reputato da noi occidentali come il simbolo della sottomissione femminile nella società islamica.
Il problema principale che a mio parere si dovrebbe sviscerare nelle sue varie ramificazioni è distinguere i diversi tipi di veli e valutarli secondo dei parametri riguardanti il rischio che questi attuano sulle comunità circostanti.
Assolutamente opporsi a un velo che ricopre interamente il volto della donna poiché non permette di riconoscere le caratteristiche somatiche dell’individuo e potrebbe essere pericoloso per una questione di sicurezza pubblica e che non ha nulla a che vedere con l'Islam. Ma allo stesso tempo vorrei capire il perché del dibattito sulle scuole pubbliche che non permetterebbero di indossare un velo che copre semplicemente il capo della donna. Il perché di una imposta laicità della persona?
La comunità non musulmana a suo modo vorrebbe spingere all’emancipazione queste donne interpretando il loro velo come l’imposizione della società religiosa o della famiglia. Ma non pensate che sia sbagliato utilizzare un’imposizione per sopprimerne un’altra?
Ci siamo mai domandati quale sia la funzione dell’ejab? Quale sia il valore che una donna musulmana consapevolmente dona al suo copricapo?
la differenza principale tra musulmani e le altre specie di uomini sulla terra sta nel fatto che gli uomini di Allah sono timorosi del loro dio e l'unico freno alla loro impulsività e alle loro azioni è il timore di un dio che un domani li giudicherà.
Un uomo musulmano non toccherebbe mai una donna che porta il simbolo divino, non attuerebbe delle azioni negative contro chi gli ricorda che esiste un dio. Provate a ricordare Allah a un musulmano che vuole approfittare di voi, o che vuole rubarvi qualcosa e questo scapperà dalla vostra vista.
Il velo che porta la donna è una protezione per ricordare agli uomini tentati dai loro istinti animali di tenerli a bada. Ricordare questo, cioè la funzione visiva dell'ejab vale a dire prendere atto di un elemento assente nella nostra cultura, cioè il timore di dio che se espresso con un simbolo visibile frenerebbe l' istinto maschile di far violenza contro una donna. C'è da dire che la maggioranza delle violenze impartite alle donne musulmane provengono dal contesto familiare, cioè o il marito o il padre o il fratello il più delle volte si sentono autorizzati a malmenare la donna che fa parte del loro nucleo familiare, ma questo succede anche nei Paesi per così dire "civilizzati". Sarebbe importante la riflessione sulla diversità e sulla non omologazione che appiattirebbe le sfumature originali delle persone e allo stesso tempo capire come non sia possibile imporre delle norme che privino le libertà individuali altrui. La norma deve essere applicata in casi di potenziale pericolo per la sicurezza collettiva come nel caso del burqa che nasconde l'identità del "travestito" e non per un effetto visivo che ricorderebbe le preferenze religiose di una qualsiasi persona.
13 Comments:
assolutamente esperienze simili...essendo la mia vita dedicata all'arabo, alla palestina, all'amore smisurato per damasco...
salvato il tuo blog...me lo leggero tutto con molta calma.
ma'a salama...
valentina
http://www.flickr.com/photos/baruda
http://baruda.spaces.live.com
http://www.fotolog.com/baruda1982
grande valentina, vivendo certe atmosfere si puo' capire il mistero di questi posti, ma'assalame
in bokka al lupo x tutto
cmq vale noi ci siamo conosciute a damasco...tu stavi alla pink house...io l'amica di hussein...tu sei la romana...
Non so se sei ancora a Damasco...
Mi servirebbe un grande favore, grandissimo, la foto di un'epigrafe nel villaggio di Lebaba, vicino Deir Ali...
puoi aiutarmi?
ciao khalastin, nn riesco ad accedere al tuo profilo, quindi nn so ki sei, ci conosciamo x caso?
ti servono delle foto...dovresti essere un po' piu' preciso...
no, non ci conosciamo credo.
nn so xchè fa così col profilo, il mio blog è
khalasnews.splinder.com oppure
fandonie.splinder.com
Sto facendo una ricerca sul marcionismo in siria nel IV secolo (o qualcosa del genere ehehe).
C'è un'iscrizione che non riesco a recuperare, cioè, mi farebbe molto comodo averne una "foto" decente x capire di che si tratta.
Si (dovrebbe) trovare sul frontone di una chiesa (in realtà, come recita l'iscrizione stessa, di una "sinagoga marcionita") nella città di Lebaba, odierna Deir Ali. E' in greco e data 318 (630 era Seleuicide):
"Συναγωγη Μαρκιωνιστων κωμ(ης) Λεβαβων του κ(υριο)υ και ω(τη)ρ(ος) Ιη(σου) Χρηστου προνοια(ι) Παυλου πρεσβ(υτερου) - του λχ' τους".
E' raccolta in LBW VI - 2558 e anche OGIS 608 (Dittenberger), ma averne una foto mi renderebbe le cose più semplici. Al momento non mi è facilissimo venire da quelle parti ;), quindi mi chiedevo se...
(almeno ci ho provato!)
ciao,
diego
diego, x quando ti servirebbe questa foto? deir ali...vedo un pò dove si trova se nn è distante da damasco magari una scappata riesco a farla, adesso mi informo...cmq ti farò sapere? marcionismo? interessante...
probabilmente quella che chiamano "deir ali" sarà
Dayr al-Hajar, 22 km a sud-est di Damasco.
grazie cmq. ;)
diego
errata...
è proprio Dayr Ali
geographical location: Dimashq, Syria,
geographical coordinates: 33° 17' 0" North, 36° 18' 0" East
Manu, posso avere un tuo contatto mail per favore? non ci conosciamo, ma per farlo dovrei scriverti, poi ti spiego...
aspetto tue nuove
Omar
hey omar e ke succede?
il mio contatto email è manuscebba@gmail.com
scrivimi
diego ho chiesto un pòin giro della sinagoga ma nessuno ne sa niente...cmq non è che per caso sai come si chiama? se è una sinagoga dovrebbe essere nel quartiere ebreo, nel centro storico?
ti ho scritto tutto x mail
diego
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